Leggere l’epidemia, leggere la malattia

Cosa significa scrivere del Coronavirus? Si può scrivere della malattia, dell’epidemia? Si può leggere della malattia e dell’epidemia?

I social network, e chi legge questo blog lo sa, servono per lo più a far fare i soldi a Mark Zuckerberg, a fregarci una miriade di dati, a esprimere o reprimere e frustare la rabbia. Le altre funzioni sono minime e onestamente depotenziate dal social network. Una tantum diventano utili, ed è questo il caso.
Ho chiesto agli amici di Facebook di proporre un elenco di libri – esclusivamente romanzi o raccolte di racconti – che parlano dell’epidemia o della malattia. Che scrivono l’epidemia o la malattia. Sia che queste ultime rappresentino il cuore del testo, oppure che ne siano pretesto, ipotetico presupposto o elemento importante. O infine solo un semplice fondale.

Avete quindi tra le mani un elenco di libri proposto da un gruppo di persone che non si conoscono tra loro: una bibliografia condivisa (Cultura convergente la chiamerebbe Henry Jenkins). E perciò stesso incompleta, parziale, frutto della sintesi operata da una ventina di persone che si sono messe a scrivere su un social network scavando nella propria memoria e stimolate dal sottoscritto.
Che la stessa letteratura sia – in alcuni casi – sinonimo di malattia, e in altri il suo esatto opposto, e cioè sia cura, rileva poco. Qui conta che alcune persone, dotate di buona volontà, hanno messo in fila una proposta di letture per affrontare un fatto enorme come l’epidemia – la pandemia – di Coronavirus. E già per questo mi sento di ringraziare tutti coloro che hanno risposto.

Tra i vaccini possibili allo studio degli scienziati di tutto il mondo, la letteratura ne rappresenta uno dei migliori: intanto perché risulta assolutamente inefficace sul piano clinico. E l’inutilità costituisce una meravigliosa caratteristica dell’operare umano: la letteratura è sommamente inutile. Tuttavia la lettura di romanzi, ad esempio, allontana dal contatto sociale, ergo dalle occasioni di contagio. Salvo eccezioni non si legge in pubblico, la lettura dovrebbe essere un fatto privato (in metro non legge più nessuno, idem in treno; tra l’altro non si viaggia più in treno). Inoltre l’identificazione con le emozioni dei personaggi, per quanto profonda, intensa, e dunque foriera di fluidi come lacrime, mocciolo e singhiozzi mascherati da colpi di tosse, porta con sé un certo imbarazzo, e quindi, al massimo, questi fluidi si riversano in qualche fazzoletto.
I libri non si baciano, non si leccano, i libri non starnutiscono, i libri non sono portatori sani di contagio (se non nei libri stessi, v. Il nome della Rosa).
Potremmo affermare che la lettura attiene alla categoria degli strumenti di prevenzione primaria: cioè l’adozione di interventi e comportamenti in grado di evitare o ridurre a monte l’insorgenza e lo sviluppo di una malattia o di un evento sfavorevole. Se leggete tanto, e dunque in solitudine, sarà difficile che prendiate la malattia.
Poi certo esistono tutti quegli effetti collaterali per i quali alcuni spingono o si costringono alla lettura di un romanzo, ma se siete arrivati fin qui lo sapete da voi. Se non lo sapete fidatevi, e scegliete un romanzo a caso dall’elenco.
Questa cosa dell’elenco dei romanzi sulla malattia e l’epidemia, inoltre, esprime un’idea di letteratura che si trasforma in sistema di ordinazione e catalogazione dei libri.
Dimenticate le classificazioni sbagliate: casa editrice, colore dei dorsi, altezza.
Abdicate pure a quelle più corrette: età, lingua, caso.
La classificazione per tema del romanzo è come se creasse una geografia della vostra biblioteca di casa. Lo scaffale in alto rappresenta l’amore, dove si tende all’amore, sguardo verso l’alto, collo proteso in atteggiamento stilnovista. Quello in basso il dolore, la malattia appunto, cerchiamo laggiù un testo se proprio dobbiamo. A metà, altezza occhi, la follia, sempre bene ricordare cosa rischiamo; nella mensola sotto la finestra il segreto e in quella accanto il viaggio, le due cose hanno attinenza, anche se non sembra. Una simile cartografia vi consentirebbe di ridisegnare la mappa della letteratura ogni volta che vi punga vaghezza di farlo.
Per capirci, spostare una Montagna magica perché non parla del Tempo, e ricollocarla laddove si parla di malattia, di montagna, di guerra, dove si parla di sogni… Inoltre e questo risulta essere un grande privilegio, non tutti hanno la possibilità di disegnare mappe mutando la geografia. L’ordine dell’elenco l’ho dato io, e finge di essere casuale. La cosa interessante di questo elenco è che mischia le carte, e confonde epidemia e malattia, le due cose possono procedere abbracciate oppure dividersi, contraddirsi. La malattia solitaria, la malattia di molti, la malattia dell’umanità, la pandemia, la malattia dei pochi superstiti.

Ho scritto fin troppo, adesso ecco l’elenco: se volete aggiungere qualche titolo non avete che da scrivere nei commenti.

Istruzioni per l’uso: leggere i titoli; farsi ispirare dalla sonorità o dal sentito dire; cercare su internet ma senza leggerne troppo; andare in libreria ordinare o acquistare. Leggere.

  • Alessandro Manzoni, I promessi sposi
  • Alessandro Manzoni, Storia della colonna infame
  • Thomas Mann, La morte a Venezia
  • Thomas Mann, La montagna magica
  • Giovanni Boccaccio, Decamerone
  • José Saramago, Cecità
  • Gesualdo Bufalino, Diceria dell’untore
  • William Somerset Maugham, Il velo dipinto
  • Albert Camus, La peste
  • Lucrezio, De Rerum Natura (Libro IV)
  • Sofocle, Edipo Re
  • Giorgio De Maria, Le venti giornate di Torino
  • Checov, Il violino di Rothschild (nei racconti)
  • Cormac McCarthy, La strada
  • Joseph Conrad, La linea d’ombra
  • Georges Simenon, Le campane di Bicêtre
  • Edgar Allan Poe, La pantomima della morte rossa
  • Ennio Flaiano, Tempo di uccidere
  • Tucidide, La guerra del Peloponneso
  • Thomas Bernhard, Perturbamento
  • Daniel Defoe, Diario dell’anno della peste
  • Juan Carlos Onetti, Gli addii
  • Richard Mateson, Io sono leggenda
  • Kajiii Motojiro, Limone e altri racconti
  • Herman Hesse, Narciso e Boccadoro
  • Jorge Amado, Teresa Batista stanca di guerra
  • Marlen Haushofer, La parete
  • Guido Morselli, Dissipatio H.G.
  • Gabriel Garcia Marquez, L’amore ai tempi del colera
  • Curzio Malaparte, La pelle
  • Connie Willis, L’anno del contagio
  • Thomas Bernhard, Il nipote di Wittgenstein
  • Umberto Eco, Il nome della Rosa
  • Ken Follett, I pilastri della terra
  • Paolo Zardi, L’invenzione degli animali
  • Armistead Maupin, I racconti di San Francisco
  • Tony Kushner, Angels in America
  • Luther Blisset, Q
  • Wil Mara, The Gemini virus
  • Niccolò Ammaniti, Anna

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Un commento su “Leggere l’epidemia, leggere la malattia

  1. Io ci metterei i libriccini di Carlo Cipolla, tra l’accademico e il non. I pidocchi del granduca, chi ruppe i rastelli a montelupo, e Miasmi e umori.
    E poi (rullo di tamburi…): Nemesi, di Philip Roth.

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